Nel febbraio del 1952, sul Corriere dell’Informazione veniva pubblicato un breve racconto provocatorio di Eugenio Montale: “Le Amiche dei gatti”. Due amiche, appunto, discutevano sulla correttezza o meno della sterilizzazione dei propri gatti che entrambe avevano praticato. A quel tempo però la cosa era vista come “un insulto alla natura e una barbarie senza nome”.
Negli anni, per fortuna, si è sviluppata una diversa cognizione sull’argomento, dal punto di vista sia scientifico, sia etico-morale, ovvero riguardo a quali azioni debbano essere considerate o meno “morali” nei confronti degli animali per la tutela del loro “benessere”.
Come è ormai noto, il comportamento sessuale/riproduttivo nei gatti, e in tutti gli altri animali, è un un comportamento istintivo dovuto alla sopravvivenza della specie; un gatto adulto, maschio o femmina, non sterilizzato ha un’impellenza fisiologica istintiva che deve essere soddisfatta seguendo il naturale corso delle stagioni di accoppiamento.
Ma cosa succede se questo non è possibile, soprattutto per il gatto indoor?
Se a un gatto viene negata la possibilità di esplicitare un naturale comportamento di specie, viene di fatto limitato nell’espressione di un bisogno fondamentale per il suo benessere. Ne consegue uno stato di malessere generale dell’individuo che può sfociare in una serie di squilibri nella sua espressione comportamentale di varia intensità e gravità.
D’altra parte, per i gatti in libertà, dovremmo mettere in conto che, ogni anno, numerosi accoppiamenti per il maschio e almeno due gravidanze per la femmina, incrementerebbero il fenomeno del randagismo. Questo significa che molti gatti morirebbero di freddo (soprattutto nascendo in inverno), molti di infezioni, viremie, altri di fame, altri di incidenti stradali. Sterilizzare significa quindi, ridurre il sovrappopolamento felino.
Ma entriamo maggiormente nello specifico.
La maturità sessuale viene raggiunta dai gatti maschi e dalle femmine entro l’anno di età, momento in cui diventano evidenti le differenze fisiche tra i due sessi.
La gatta è un animale poliestrale stagionale, ciò significa che più cicli estrali si susseguono in maniera regolare da fine gennaio/febbraio a ottobre; inoltre il ciclo è “a ovulazione indotta”, ovvero l’ovulazione è provocata dall’atto sessuale. Dunque le gatte possono portare a termine molteplici gravidanze nell’arco della stessa stagione riproduttiva, rientrando fra le specie domestiche più prolifiche.
Quindi cosa può succedere ad una gatta indoorche non viene sterilizzata?
Sicuramente, oltre a vivere lo stress del mancato accoppiamento con il rischio di andare incontro a gravidanze isteriche, la gatta può andare incontro a gravi patologie essendo, appunto, una specie a ovulazione indotta. Difatti, dal momento in cui iniziano i primi “calori”, se ad essi non segue l’incontro con il maschio, le ovaie restano in fase attiva pre-ovulatoria. Questo stato produce una liberazione eccessiva di ormoni steroidei che colpiscono principalmente utero, mammelle e midollo osseo oltre ad altri tessuti e organi. È scientificamente dimostrato, ed ormai noto, che la sterilizzazione contribuisce alla prevenzione di alcune gravi malattie(la piometra e tumori mammari maligni) strettamente legate alle variazioni ormonali, ma anche di malattie infettive (ad esempio la FeLV) essendo il rapporto sessuale spesso mezzo. In questa situazione di forte stress, la gatta esibisce comportamenti, che potremmo definire “fastidiosi” dal punto di vista dell’umano. Essi, tuttavia, non sono altro che una manifestazione del suo disagio psico-fisico derivante dal mancato soddisfacimento di un suo bisogno. Tra essi si possono riscontrare eccessivi vocalizzi, marcatura urinaria, tentativi di fuga, attrazione di tutti i maschi del vicinato con relativi “miagolii” e richiami notturni. Attraverso la sterilizzazione si influisce su questi comportamenti provocandone una drastica riduzione o addirittura l’estinzione.
Il gatto maschio, a differenza della femmina, una volta raggiunta la maturità sessuale, è sempre pronto per l’accoppiamento e reagisce ai feromoni delle femmine in calore grazie ai quali le localizza addirittura a chilometri di distanza. Con la maturità sessuale le differenze diventano marcate anche nel comportamento: il maschio maturo è più territoriale e dimostra questa caratteristica con le marcature urinarie (il cui odore è particolarmente forte e pungente per la presenza di felinina) e facciali. Queste vengono depositate in prossimità di porte, finestre, i confini del giardino; il gatto potrebbe reagire con aggressività alla presenza di intrusi, soprattutto se maschi. Il suo territorio è circa tre volte più grande rispetto a quello della femmina, proprio a causa dell’esigenza riproduttiva di avere maggiore disponibilità di compagne con cui accoppiarsi, pertanto tenderà ad allontanarsi maggiormente da casa.
Tutto ciò rappresenta un grande motivo di stress e di potenziali rischi per il gatto maschio; la castrazione riduce il vagabondaggio in circa il 90% dei casi, ed è scientificamente dimostrato che riduce o elimina la marcatura urinaria in circa l’85% dei casi.Inoltre, così come specificato per la femmina, la competizione tra maschi può causare il rischio di contrarre malattie infettive come FeLv e FIV, essendo il rapporto sessuale spesso mezzo diretto o indiretto di contagio. La sterilizzazione riduce lo sviluppo di combattimenti nei gatti maschi.
Per sfatare false concezioni di origine “arcaica”, è importante precisare che l’intervento di sterilizzazione, pur modificando il comportamento sessuale del gatto (diminuiscono sia l’interesse per le femmine in calore che gli istinti aggressivi verso i maschi), non altera né la sua intelligenza né il suo temperamento né la sua socievolezza.
Senza alcun dubbio, la domesticazione del gatto ha portato questi animali a vivere ben lontani da un habitat naturale, in ambienti urbani e nelle nostre case, a nostro stretto contatto. Individuare in maniera assoluta cosa sia etologicamente corretto e cosa noè un’impresa ardua, in particolare in un contesto di profonda domesticazione. Qualcuno parla di snaturareun gatto qualora venga sterilizzato ma assecondare ciò che la natura predispone vuol dire, in realtà, consentire al gatto di esprimere tutta la sua socialità, comprese tutte le espressioni tipiche della specie per la sua stessa conservazione.
Diventa, quindi, necessario adottare un “compromesso”. Abbiamo scelto di avere nelle nostre dimore cani e gatti che vivono al nostro fianco e vogliamo consentire loro il massimo grado di benessere. Il “compromesso” è proprio quello che ci permette di individuare tra tutti i mali eventuali, il meno doloroso per la specie. Vivere rinchiusi senza poter esprimere liberamente la propria natura che grida alla conservazione della specie è già di per sé una forzatura. Individuare il male minore e, quindi, scegliere di sterilizzare si traduce in una “nuova condizione di benessere”che si sposa con la convivenza imposta. I gatti, come tutti gli animali, sono esseri senzienti, coscienti, provano sentimenti e possono quindi anche soffrire. Una mancanza di conoscenza del loro comportamento e una mancanza di consapevolezza dei loro bisogni, può indubbiamente compromettere il loro benessere che a noi, come a loro, sta tanto a cuore.
Articolo a cura di Chiara Antinoro– Consulente in Cultura Felina – Palermo
BIBLIOGRAFIA:
Scritto supervisionato dalla Dott.ssa Luisa Li Vecchi, Veterinario comportamentalista
Centro di Cultura Felina (2020) Dispense del corso di Etologia Felina.
Griffin, B. (2002). La prolificità nel gatto: impatto della fertilità sul benessere della specie. Supplemento a Veterinaria,Anno 16, n. 3.
Reichler, I. M. (2009). Gonadectomy in cats and dogs: a review of risks and benefits. Reproduction in Domestic Animals, 44, 29-35.
Root Kustritz, M. V. (2012). Effects of surgical sterilization on canine and feline health and on society. Reproduction in domestic animals,47, 214-222.