Il rumore è un fenomeno acustico, senza caratteristiche musicali, che può essere associato a sensazioni piacevoli (come quello della pioggia che in alcune persone può indurre emozioni rilassanti e di pace) ma anche a sensazioni sgradevoli: pensiamo per esempio al rumore del traffico o di un clacson prolungato, di oggetti che cadendo producano un grande frastuono, il rumore di lavori in corso e così via.
Viviamo l’inquinamento acustico praticamente ogni giorno della nostra vita e ognuno di noi ha una diversa percezione di quello che di fastidioso possa giungere al nostro orecchio; in base alla capacità soggettiva di captare o escludere un determinato tipo di rumore la nostra reazione può essere più o meno impattante a livello emotivo: alcuni di questi suoni non graditi possono suscitare sentimenti di fastidio, rabbia, intolleranza o addirittura paura.
Si, la paura, sentimento di protezione del tutto normale e sano in quanto ci permette (così come a tutti gli esseri viventi) di percepire e riconoscere uno stimolo/evento potenzialmente rischioso per la nostra incolumità e metterci in modalità di autodifesa (con dubbio, evitamento, fuga rispetto alla situazione in oggetto), può essere suscitata anche da stimoli uditivi, che possano essere del tutto nuovi (paura dell’ignoto) oppure conosciuti e legati ad un’esperienza pregressa (es. in passato mi sono ferito a causa di un bicchiere di vetro caduto accidentalmente. Ora, quando sento rumore di vetro infranto, ricordo quell’esperienza: la sensazione di paura torna a galla in quanto associo il dolore al rumore percepito).
E se noi possiamo reagire con una svariata rosa di emozioni più o meno negative ad uno stimolo uditivo come potrebbe prenderla il nostro gatto?
Partiamo col dire che il felino domestico ha un udito molto più sviluppato di quello dell’essere umano, la sua percezione è quindi più amplificata rispetto alla nostra in quanto la cavità timpanica occupa quasi tutta la base cranica.
I suoi padiglioni auricolari sono mobili (dotati di ben 32 muscoli) e possono ruotare di 180°; indipendenti l’una dall’altra, le orecchie del gatto possono essere direzionate verso la fonte sonora di interesse tenendo sotto controllo due diverse percezioni uditive contemporaneamente (es. potremmo vedere il nostro compagno animale ruotare un padiglione verso la porta di ingresso che si apre e, contestualmente, l’altro verso di noi che apriamo il sacchetto dei suoi snack). Questa capacità consente al Felis catus di tenere sotto controllo il mondo esterno sotto più aspetti e da più angolazioni permettendogli addirittura di “filtrare” un rumore più importante di un altro mantenendo il focus solo sul primo (per esempio il gatto può captare lo squittio di un topolino fino a 20 mt di distanza e mantenere l’attenzione sugli spostamenti della sua preda).
Nonostante i gattini vengano al mondo con il dotto uditivo chiuso (l’udito compare verso il 5° giorno di vita ma il riflesso di orientamento uditivo interviene in seguito, tra i 14 e i 20 giorni dopo la nascita), il gatto adulto è il mammifero terrestre (escluso quindi il pipistrello, unico mammifero volante) in grado di captare il maggior numero di frequenze in assoluto, tra i 40 Hz e i 100.000 Hz (questo include anche gli ultrasuoni che hanno una frequenza di 20.000 Hz).
Anche i rumori domestici a noi impercettibili sono costantemente e in modo ininterrotto rilevati dall’orecchio del gatto, pensiamo per esempio ai led dei televisori, modem o altri apparecchi elettronici: il ronzio continuo (che noi non percepiamo) fa da sottofondo alla quotidianità dei nostri piccoli amici; come detto, il Felis catus è in grado di filtrare e ignorare un suono/rumore onnipresente a cui è abituato ma questo non toglie che continue frequenze di questo genere possano, a lungo andare, nuocere alla qualità uditiva dell’animale (oltre ad essere potenziale motivo di stress/irritazione, è come se noi avessimo sempre nelle orecchie il rumore del rubinetto che gocciola).
Anche se chiaramente, come succede anche a noi umani, le prestazioni uditive possono affievolirsi con il passare degli anni (soprattutto in relazione alle frequenze più alte), l’udito è un senso davvero importantissimo nella vita del gatto, che insieme a quello della vista e del tatto, gli permette di valutare nel tempo e nello spazio quali situazioni/eventi siano sicuri e/o vantaggiosi oppure quali siano da evitare.
La percezione uditiva del felino domestico è sempre in attività, anche durante il sonno le orecchie sono il primo organo che si mobilita in caso di stimoli esterni, siano essi conosciuti e familiari (sicuri) o nuovi ed imprevedibili (potenziali fonti di minaccia/pericolo).
Ma: ogni gatto è in grado di mantenere il sangue freddo in presenza di rumori più o meno importanti?
No, non è così e possiamo rendercene conto ogni giorno osservando i nostri piccoli amici.
Come noi anche il gatto crea delle associazioni mentali in relazione ad eventi e stimoli che deve fronteggiare in diversi momenti della vita e contesti.
Ogni piccolo felino è un individuo, questo vuol dire che, in quanto tale, ha una visione soggettiva del mondo e delle esperienze che si susseguono nella sua vita.
La predisposizione ad essere curioso, esplorativo e coraggioso (così come quella contraria di paura ed insicurezza) hanno una componete genetica ma anche ambientale: se il gattino nasce e cresce in un ambiente ostile è più probabile che sviluppi, a livello di personalità, un tratto dell’impulsività più spiccato, sarà in futuro più pauroso di altri; se invece l’ambiente infantile è privo di rischi e di fattori stressogeni il cucciolo diventerà probabilmente un adulto più sicuro di sé ed avrà un maggiore autocontrollo rispetto alle novità e maggiore capacità di adattamento alle situazioni (anche nuove, capacità di problem solving).
Questi fattori non vengono influenzati solo dall’approccio visivo ed olfattivo ma anche da quello uditivo.
Alcuni soggetti potranno reagire anche allo stesso stimolo (es. aspirapolvere, oggetto che cade, tono alto della voce) in modo completamente diverso in relazione alle esperienze pregresse e in base alla propria personalità.
In genere però anche i gatti più temerari potrebbero spaventarsi in presenza di un rumore particolarmente importante o del tutto nuovo perchè magari assopiti o sovrappensiero.
Come succede per noi, uno stimolo, soprattutto se improvviso, genera uno stato emotivo che spesso è legato a qualcosa di già vissuto in precedenza; come nell’esempio sopra citato del bicchiere di vetro infranto (che produce in noi paura/preoccupazione legata alla sensazione al ricordo del dolore provato) allo stesso modo il gatto cataloga ogni momento della sua vita evidenziando (a livello di concetto mentale) quegli eventi che più sono stati significativi (sia nel bene che nel male, a volte più nel male).
Nelle sue ricerche sul condizionamento classico, il fisiologo ed etologo russo Ivan Pavlov, studiò come, creando un’associazione uditiva legata ad un evento specifico (la somministrazione del cibo), i cani oggetto dell’osservazione manifestassero un tipo di risposta (salivazione nel momento in cui vedevano il cibo). Nel corso dell’esperimento lo studioso osservò come, al solo udire dei passi del care giver (o di una campanella, in base all’associazione ricreata), la risposta del cane anticipasse l’arrivo del cibo (salivazione ancor prima di vedere effettivamente la ciotola).
Questo aneddoto ci fa capire come sia possibile che un’esperienza uditiva indotta riesca ad insinuarsi nella mente dei nostri animali e a portarli a reagire con una risposta che è stata, magari anche inconsciamente, rinforzata dal proprietario (la risposta può produrre attesa e appagamento oppure ansia o paura).
Per esempio:
1- il gatto che sente il rumore della porta di casa che si apre proverà gioia per il ritorno del proprietario (associazione positiva relativa al momento sociale o di interazione),
MA al contrario potrà provare paura sentendo la porta sbattere in quanto monito di potenziale minaccia: in primo luogo un forte rumore, soprattutto se inaspettato, può far trasalire il gatto che tenterà di fuggire e/o nascondersi per mettersi al sicuro e non correre rischi (questo a livello generale, anche senza un particolare collegamento, studiare una situazione imprevista da un punto riparato è sicuramente più vantaggioso); in secondo luogo se nell’esperienza pregressa fosse presente un momento negativo legato a quel rumore in particolare il gatto sentirebbe l’impellenza di mettersi in salvo (minaccia confermata e non presunta). Un esempio lampante può essere un rimprovero al felino domestico, magari ripetutosi nel tempo, in seguito ad un comportamento non gradito al proprietario: se la dinamica di questo contesto è accompagnata da, appunto, il rumore della porta che sbatte (ma può essere anche un tono di voce molto alto) si creerà nella mente dell’animale un concetto secondo il quale sentendo QUEL rumore qualcosa di brutto sta per succedere.
La reazione emotiva che ne scaturisce è di paura per la propria sopravvivenza, non importa cosa realmente accadrà, il segnale è chiaro e riconducibile solo a qualcosa di negativo.
2 – un diverso tipo di manifestazione di paura legata ai rumori è quello rinforzato inavvertitamente dal proprietario ma “a fin di bene” (da un punto di vista umano): l’esempio classico (e che sicuramente accomuna molti di noi) è quello del temporale. La maggior parte dei gatti è intimorita dal rumore dei fulmini (che a volte spaventano anche noi), ma vediamo come mai.
Succede nella vita del gattino di imbattersi in novità, anche uditive, del tutto inaspettate. La prima istintiva reazione di fronte a qualcosa di sconosciuto è, come dicevamo, la fuga per trovare riparo e solo dopo studiare la situazione. Corretto, fa parte dell’istinto di sopravvivenza e del comportamento di coping (strategie di adattamento). In un contesto inesplorato (sia esso olfattivo, gustativo, tattile o, come nel nostro caso, uditivo) sarebbe bene lasciare che l’individuo studi la situazione con i mezzi a sua disposizione al fine di catalogare l’esperienza come positiva o negativa in relazione alle valutazioni effettuate con i dati a sua disposizione. In questo modo il cucciolo/giovane/adulto saprebbe fronteggiare in modo ottimale un evento simile o uguale in un momento successivo. Nel caso del temporale, però, ci sentiamo in dovere di proteggere il nostro gatto da questo male superiore che l’ha fatto spaventare: il risultato è esattamente l’opposto di quello che vorremmo ottenere, il rinforzo che diamo in quel momento e in presenza di uno stato emotivo negativo non fa che accrescere l’associazione mentale per cui “faccio bene ad avere paura perchè il mio umano mi sta confortando”. Ovviamente il nostro piccolo amico non comprende il significato di “conforto” come lo intendiamo noi ma il solo fatto di ricevere una risposta in un momento di difficoltà è sufficiente a tirare le somme: avrò per sempre paura di questo rumore, è un pericolo dichiarato e confermato.
3 – la paura verso alcuni tipi di rumori domestici può insorgere in relazione ad un’esperienza non necessariamente negativa ma dovuta ad un approccio diretto e inevitabile come per esempio l’avversione per l’aspirapolvere, il frullatore, addirittura il rumore prodotto da un nuovo paio di scarpe (tacchi per esempio). Alcuni soggetti imparano ad adattarsi a quel tipo di stimolo acustico mentre altri, magari se sottoposti meno sovente ad un particolare rumore e tendenti ad essere più sospettosi o paurosi, continueranno a temere per la loro incolumità in presenza di quel suono.
Questo stato emotivo negativo può manifestarsi in giovane età e protrarsi per tutta la durata della vita ogni qualvolta il gatto si troverà esposto alla fonte sonora avversativa.
Allo stesso modo e sempre in relazione a predisposizione individuale ed ambiente esterno il felino domestico può manifestare repulsione, paura o anche stati di ansia a causa del volume troppo alto di radio o televisione, di un tono troppo alto di voce (che sia del proprietario o di persone estranee al gruppo sociale), all’abbaiare di un cane, di oggetti che cadono e così via.
Ogni risposta comportamentale ed emotiva associata ad un evento è strettamente legata all’istinto di sopravvivenza del Felis catus (ricordiamo che in natura il gatto è sia predatore che preda, è così più chiaro il concetto di necessità di tutelarsi da minacce esterne): nel caso specifico ancor prima di verificare la fonte che scatena lo stato pauroso il gatto sente il bisogno di mettersi al riparo da quello che, a livello uditivo, possa rivelarsi una minaccia per la sua incolumità. Come abbiamo visto la paura può essere presunta o concreta (rumore nuovo, mai sentito che produce spavento e deve essere analizzato prima di valutarne la sicurezza oppure rumore conosciuto, legato ad un’esperienza già vissuta e catalogata come negativa).
Se ci fermassimo a pensare al valore che il senso dell’udito ha per il gatto, a quanto sia essenziale per la valutazione di svariati parametri di vita e quanto sia presente nella quotidianità di ogni individuo felino forse daremmo più concretezza a quella che è la concezione del mondo esterno e dei suoi potenziali pericoli dal punto di vista del nostro compagno animale.
Nella nostra vita un suono o un rumore possono essere legati ad un ricordo piacevole o ad un’evento sgradevole; lo stesso è per il gatto, con la differenza che il piccolo felino crea le sue basi sociali, comportamentali ed affettive in seguito ad ogni esperienza positiva e negativa in modo più intrinseco in quanto ogni episodio della sua esistenza è strettamente legato alla sopravvivenza del singolo e della specie. Anche gli episodi che si possono soltanto udire, dietro a questi esiste uno schema mentale che prospetta al gatto uno o più possibili epiloghi di una determinata situazione (in base, come detto, ad esperienze vissute o al primo approccio con uno stimolo sonoro).
Quello su cui spesso non riflettiamo è che in alcuni casi (per esempio in relazione a gatti più sensibili o fragili) una prolungata esposizione ad un stimolo uditivo che produce paura può essere, sul medio/lungo termine, causa del manifestarsi di comportamenti indesiderati dovuti ad uno stato di ansia/paura protratto (es. eliminazione inappropriata) piuttosto che l’insorgere di comportamenti di sostituzione o stereotipati (es. leccamento compulsivo) al fine di abbassare i livelli di ansia prodotti che possono radicarsi fino a compromettere il benessere del gatto di casa.
Il modo migliore per agevolare l’equilibrio psico-fisico del nostro piccolo amico sotto questo punto di vista è esporlo fin dalla giovane età (è possibile in soggetti più grandi procedere con un percorso di controcondizionamento ma il metodo prevede step mirati, supervisione di un professionista in benessere etologico felino e molta pazienza) a diversi tipi di stimoli uditivi in maniera controllata e graduale al fine di produrre un’abituazione positiva ai rumori che più frequentemente sentirà (ma anche per esempio abituazione graduale al pianto di un bambino prima dell’arrivo di un neonato, all’abbaiare di un cane prima di inserire un cucciolo di specie canina, ecc.).
E soprattutto non incoraggiamo le reazioni negative e di evitamento rinforzando con parole di conforto o contatto fisico (come nell’esempio sopra citato del temporale): ricordiamo che, a differenza dell’uomo, il gatto NON è una specie sociale naturale (ma sociale facoltativa) e percepisce il mondo esterno in modo diverso da noi, quello che per noi è spontaneo e automatico, per esempio confortare un amico in un momento difficile, per il felino domestico ha tutto un altro valore, spesso opposto al nostro.
Immedesimarci nel nostro gatto e vedere il mondo con i suoi occhi può permetterci di comprendere a fondo cosa prova e in relazione a quale evento oltre al perchè di molti dei suoi comportamenti.
In questo caso sarebbe più corretto dire “impariamo ad ascoltare il mondo e le sue sfumature come lo ascolterebbe il nostro gatto” e facciamo tesoro di tutto quello che potremo sentire, nel bene e nel male.
Perchè stare vicino al nostro piccolo amico vuol dire anche ascoltarlo e vedere le cose con i suoi occhi…e orecchie! 😸🐾
Miriam Tiengo – Consulente per la Relazione e la Convivenza con il Gatto e Operatrice certificata nel Metodo BEG®